Maurizio Fagiolo Dell’Arco

Costruire, analizzare, distruggere.

“Ancora non conosco Giovanni ludice. So che è di Gela dove è nato e lavora, so che fa l’infermiere, so che avrà trent’anni nel 2000, so che ha esposto finora soltanto in spazi locali. Eppure mi sembra, attraverso i suoi works on paper’, di averlo sempre frequentato.
Un fatto importante su ludice, devo dirlo subito. Anche se la mostra presenta matite su carta, non si tratta di una esposizione di disegni. Iudice avverte la necessità di questa tecnica perché la sua acuta percezione del vero possa tradursi in perfezione di segno. Works on paper’, si dice più giustamente in lingua inglese.
Il bianco e il nero vogliono catturare la luce, allora. Un mistero sempre rinnovato e attuale. “Pittura di luce’, l’inventore Talbot definì nel suo primo brevetto, la fotografia.
“La luce rivela la materia per se stessa diceva un secolo fa Giacomo Balla, verificando la ‘divina luce’ dei manifesti futuristi. Ricordo che sono in bianco e nero perfino alcune parti dei dipinti metafisici su tela di Giorgio de Chirico o quadri interi degli anni Venti.
Un modo sperimentale per rendere l’assenza di tempo, l’aspetto ‘fantasmico’ (così parlò il Metafisico) che è insito, per chi riesce a
vederlo, nel cuore della realtà visiva.
Ho chiesto una paginetta a ludice per questa mostra, tanto per sapere da dove viene e dove vuole andare. È difficile far scrivere un pittore, ma quando lo fa (ho costretto alla parola anche Ferroni che non aveva mai scritto) ci troviamo di fronte a una rivelazione.
Si leggono in questo catalogo le sue parole.
Un ricordo d’infanzia (e come poteva essere altrimenti?), la viva presenza della luce, l’appartenenza a un luogo e a un tempo. Un ‘angolo sperduto’ e un lavoro che gli ha fatto comprendere qualcosa (la sofferenza’). Una tecnica che gli ha permesso finora (sono parole sue) di intensificare la drammaticità..
E domani? Forse il work on paper’ si dimostrerà una ricerca iniziale (come fu per Balla) forse la sicilitudine (così parlò Sciascia) si stempererà nel segno di qualcosa che superi le radici. Ma sono certo (attento al successo!) che la voglia d’immagine di questo scaltrissimo autodidatta continuerà a procedere attraverso sfocature e messe-a-fuoco, sovraesposizioni e notturni, tagli e dettagli. Sempre alla ricerca di frammenti (fotogrammi) di realtà: a patto che diventi irreale”

in Catalogo Giovanni Iudice, 25 disegni e 3 dipinti
Galleria Repetto e Massucco, AcquiTerme,1998.