Marco Vallora

Il corpo della pittura

…Curiosamente, ma coerentemente, ludice si lamenta che qualche esegeta abbia regalato alle sue tavole un pathos d’indignazione sociale, che la sua attenzione al reale non vuole ammettere o meglio, non vuole perseguire. Ma a giudicare da come i suoi nudi si squadernano arresi e come appesi al gancio domestico dello stupore, guardando fissamente nel mirino della nostra curiosità d’intrusi, è ovvio che gli stessi si ripropongono ogni volta come un interrogativo involontario sul ruolo voyeristico dell’occhio, che scruta e stampa nel vuoto, questo luminosissimo negativo del sotto-vivere quotidiano (anche quando ci si sposta in spiaggia: questa trascrizione chimica e moderna delle occasioni boudiniane, o macchiaiole, di laica conversazione balneare). E pensando pure al gioco di specchi deformi e di occhi deviati sin dalla pittura manierista credo che sia difficile trovare un similare autoritratto dell’artista come giovane orinatore: non certo una desacralizzazione del ruolo di pittore, ma semmai lo specchio dilatato e autocritico di un artista, che si guarda anche, pittoricamente, nel contorno ‘indiscrezione della quotidianità. Dove sta realmente lo specchio, in questo autoritratto da Lopez Garcia sicilianizzato? …

dal catalogo mostra In Forma di Figura, 2002, Salarchi Immagini edizione