Maurizio Sciaccaluga

Il realismo acre di Giovanni Iudice

Paesaggi e colori, inconfondibilmente, quelli della Sicilia. Spiagge incontaminate e bianchissime, mare azzurro o turchese, alberi e piante d’un verde spento, consumato dal sole incalzante. Anche le donne, ritratte nella semioscurità di stante semplici e spoglie, o in mezzo a improvvisati orti di periferia, hanno i caratteri tipici del Sud. Sono rotonde, carnose, colla pelle bruma e gli squardi fieri e diretti. Giovanni ludice, 33 anni, da Gela, nella parte meridionale dell’isola, nelle sue opere racconta il mondo dov’e nato e cresciuto e dove intende continuare a vivere.
….se le scelte di vita di ludice sembrano andare controcorrente- a differenza di tanti suoi colleghi non ha alcuna intenzione di trasferirsi in una grande città, dove pure le relazioni potrebbero favorire, e molto il successo-, il lavoro, lento e certosino, non è da meno. Mentre la nuova figurazione italiana, spinta dalle richieste di mercato, spesso si dedica a produzioni semindustriali, e punta su una diffusione incontrollata dei pezzi, l’autore siciliano dipinge solo dodici, quindici piccoli oli l’anno, non uno di più.
Tutto qui. I grandi numeri non fanno per lui, al pari delle grandi dimensioni, anche perché ogni opera ha una genesi lunga e complessa, e tempi vissuti al rallentatore. Scelti i modelli( è infatti davvero raro che nei quadri manchi la presenza umana), l’artista li fotografa sulla spiaggia, a bagno in un fiume, tra la vegetazione, sul letto o tra i muri di una stanza. Stampata l’immagine , torna sul luogo del delitto per controllare che i colori siano quelli naturali che non esistano dominanti, che le atmosfere della
riproduzione siano il più possibile simili a quelle originali. Impostato il quadro in studio, per le rifiniture e le velature finali si reca, per la terza volta, nei luoghi raffigurati, e li finalmente porta a termine le sue fatiche. Una corvè. “Il contatto con la realtà per me è fondamentale”, ammette ludice. “Se potessi, in casa o fuori, in acqua o tra gli alberi, costringerei le modelle a posare immobili per giorni. Fermerei il tempo, poi riprenderei il mondo in ogni dettaglio, negando ogni spazio all’immaginazione.
…molto spesso nei quadri di ludice, che si tratti di rappresentazioni d’interni, di spiagge o di cortili, a stornare l’attenzione degli spettatori da luoghi e ambienti ci pensano i nudi. Di giovani donne, in prevalenza. Sempre sensuali, mai provocanti o sfacciati. Le ragazze sono riprese nei momenti di rilassata intimità, in pose naturali dettate più dal desiderio di riposo che dalla voglia di mostrarsi. I corpi vengono descritti con assoluta sincerità, con tutte quelle piccole imperfezioni che li rendono vere e vivi. Dipingo sguardi rubati”, dice l’autore. “Indiscreti gettati di nascosto sulla vicina di casa, sull’amica della porta accanto. Che vedendosi osservata, non abituata ai voyeur, ricambia quegli sguardi con aria di rimprovero e di sfida, ma anche sinceramente divertita.” Seppur lontana dalla denuncia sociale delle pellicole neorealiste, la pittura dell’artista siciliano ha molte affinità. ricercate, con la grande stagione del cinema italiano del dopoguerra. Fra le tante, spicca soprattutto l’interesse per i momenti privati della piccola borghesia, i suoi segreti di scarso valore, i suoi svaghi a poco prezzo. E si fa notare la curiosità nei confronti di
quel proletariato che è riuscito a emanciparsi, a darsi abitudini e costumi non più solo da stretta sopravvivenza. Abitudini e costumi magari ingenui,semplici, ma per questo anche immediatamente condivisibili. “Mi interessa la vita vissuta, amo le esperienze comuni, testate dalla maggioranza delle persone”, racconta. “Non voglio figure ideali nelle mie opere. Non mi piacciono,per esempio, le donne da sogno. Preferisco quelle che s’incontrano al lavoro, al bar, ai grandi magazzini, col loro carico di contraddizioni e piccolezze.

(da Arte,Mondadori, Settembre 2003)